martedì 4 gennaio 2011

MEDIO ORIENTE. L'UTOPIA DELLA PACE. 10/17

VI
LATINO
IL CRISTIANESIMO

Oggi siamo lontanissimi dal creare una società cosmopolita come quella che Alessandro Magno aveva tentato di costruire. Tuttora, infatti, gran parte dellʼintellighenzia di tutto il mondo continua a considerare le differenze muri invalicabili. La cosa, a dir loro, non può che portare ad uno scontro di civiltà. Eʻ il caso del saggio pubblicato nel 1996 dallo scienziato politico statunitense Samuel Huntigton e intitolato proprio Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Alcuni teorici e scrittori prima di lui avevano sostenuto che la democrazia liberale e i valori dell'Occidente fossero diventati la sola alternativa ideologica rimasta per le nazioni del mondo uscito dalla Guerra fredda. Secondo alcuni si era raggiunta la fine della storia nel senso hegeliano. Huntington si oppose a queste tesi sostenendo nel libro che i conflitti successivi alla Guerra Fredda si sarebbero verificati con maggiore frequenza e violenza lungo le linee di divisione culturale e non più per ragioni ideologiche, come accadeva nel ventesimo secolo durante la Guerra Fredda. Huntington crede che la suddivisione del globo in civiltà descriva il mondo meglio della suddivisione classica in Stati sovrani. Lo storico infatti suggerisce che per capire i conflitti presenti e futuri siano innanzitutto da comprendere le divergenze culturali, e che la cultura (piuttosto che lo Stato) debba essere accettata come luogo di scontro. Per questo motivo sottolinea che le nazioni occidentali potrebbero perdere il loro predominio sul mondo, se
non saranno in grado di riconoscere la natura inconciliabile di questa tensione.
Fabrizio G. Vaccaro

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