GRECO
L’IMPERO DI ALESSANDRO IL GRANDE
Le vittorie greche di Maratona e di Platea nel 490 a.C. e nel 479 a.C. sembravano aver sancito la definitiva divisione tra mondo ellenico e mondo persiano. Se i persiani, guidati da Dario prima e da Serse poi, avevano dispiegato una gran quantità di forze per fagocitare il mondo delle poleis, quest’ultime non avrebbero mai accettato di essere dominate da bàrbaroi. Tuttavia il destino della Grecia era segnato. E poco più di un secolo dopo altri barbari, i Macedoni, conquistarono, guidati dal re Filippo II, una Grecia stremata dai conflitti interni. Siamo intorno al 337 a.C. . Filippo II non riuscì a consolidare la sua conquista. Dopo il suo assassinio (336 a.C.) nuovo re di Macedonia divenne il figlio ancora 16enne: Alessandro, che la storia avrebbe reso O Mègas Ailèxandros ( Alessandro il Grande). Quest’ultimo, dopo aver completato la sottomissione delle poleis greche, volse il suo sguardo a Oriente, per mettere in pratica un progetto del padre: conquistare l’impero persiano. Nel 334 a.C. , alla testa di un esercito non molto numeroso ma efficientissimo, Alessandro partì alla volta della Frigia dove sbarcò senza incontrare resistenza. Da lì in poi la sua marcia verso lʼinterno fu inarrestabile. Una serie di battaglie vinte, pur avendo a disposizione un esercito numericamente inferiore di quello nemico, lo fecero penetrare in tutta lʼAsia Minore, in Cilicia, Siria, Fenicia, Egitto ( dove fondò Alessandria dʼEgitto ), e poi nel cuore dellʼimpero persiano, a Susa e a Persepoli. Alessandro aveva realizzato lʼutopia di conquistare lʼimpero persiano. Il mondo greco conquistava lʼOriente. LʼOriente penetrava nella cultura greca. E così, quando Alessandro, dopo una spedizione in India, morì ad appena 32 anni nel 323 a.C., aveva già compiuto unʼimpresa epocale: due civiltà, un tempo divise da reciproco odio, erano state unificate.
Non sapremo mai quanto Alessandro fosse realmente cosciente dellʼimportanza di ciò che stava facendo. Tuttavia alcuni provvedimenti ci lasciano intendere che effettivamente egli nutrisse lʼambizione di costruire un mondo cosmopolita: decine di migliaia di Greci furono stanziati in Asia e Africa, in città già esistenti o fondate ex novo; elementi orientali, provenienti da tutto lʼimpero, furono inseriti nei quadri dellʼesercito macedone; la lingua, la religione e la cultura ellenica furono diffuse ovunque, e spesso produssero esiti originali combinandosi con le tradizioni indigene; infine fu imposta una politica di matrimoni fra Greci e donne orientali, che diede origine a una popolazione mista, destinata a diventare la nuova classe dirigente. Ma questo sogno si spense con lui. E lʼunità politica da lui costruita si infranse nelle guerre dei suoi successori ( i diadochi ), che si divisero lʼimpero macedone in diversi regni minori. Le poleis greche avevano definitivamente perso la loro importanza politica, e i cittadini non esistevano più: adesso erano tutti divenuti sudditi. Tuttavia la lingua greca ( la koinè) diventò il veicolo della cultura in tutto il bacino del mediterraneo presso gli intellettuali di Alessandria, Antiochia, etc.. La raggiungibilità dellʼOriente favorì grandi flussi migratori, che determinarono a loro volta una rivalutazione del ruolo della donna e del concetto di matrimonio. LʼOriente cambiò inoltre la mentalità religiosa dellʼuomo, per così dire, Occidentale. Nellʼantico culto degli dei dellʼOlimpo non cʼerano rapporti di trascendenza, ma esclusivamente di rito. DallʼAsia, invece, vennero esportate molte altre religioni che valorizzavano il rapporto interiore con Dio. In generale, perdendo ogni grande sistema ideale, sociale o politico, lʼuomo di questʼepoca comincia a guardare dentro se stesso, nel culto della propria interiorità. Così nascono lʼEpicureismo e lo Stoicismo, due filosofie che si imporranno anche nellʼimminente mondo romano. E non è un caso se nel giro di pochi secoli in questʼarea si svilupperanno anche i monoteismi del Cristianesimo, dellʼIslamismo e dellʼEbraismo, diffusi oggi in tutto il mondo.
Fabrizio G. Vaccaro
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