venerdì 27 febbraio 2009

VENT'ANNI DI FASCISMO AD AUGUSTA

SAGGIO BREVE DI STORIA PATRIA - FEBBRAIO 2008
"[...] cittadini, il vostro entusiasmo mattinale e primaverile, mi spinge a dovere dirvi brevi parole e rivolgervi il mio saluto di ringraziamento. [...] Mi si è detto che in questa città sono scomparsi i reati di violenza, che i vostri emigrati pensano al progresso della vostra città coi loro risparmi, che le vostre case sono modello di pulizia, e io di ciò mi compiaccio immensamente. Vorrei che tutta l'Italia imitasse i costume della vostra città. Viva il Re! Viva l'Italia!". Sono queste le poche parole pronunciate da Benito Mussolini al balcone del palazzo di Città il 13 Maggio 1924, durante la sua breve visita al porto di Augusta. Ma in che condizioni era in realtà la città che Mussolini elogiò così mielosamente? Ovvero, come si trovava all'inizio del ventennio fascista? Isolamento dalle più importanti vie di comunicazione, inquinamento dell'acqua potabile, inefficienza del sistema fognario, alto tasso di mortalità soprattutto infantile, scarsissima scolarizzazione, frequenti infezioni: questi i principali problemi che ostacolavano il benessere della città.
Gli spiragli di luce erano pochi; non si riusciva a trovare la scintilla dello sviluppo economico, e quei contadini, salinari, pescatori che erano la maggior parte della cittadinanza augustana continuavano a vivere in stati di alta indigenza. Per questi motivi l'arrivo al potere di Mussolini fu accolto con incontenibile entusiasmo dai più, che riponevano grandi speranze in quell'uomo di cui si diceva un gran bene. Quando salì al potere, Augusta era sotto l'amministrazione del sindaco Luigi Tumscitz, che faticava a trovare soluzioni ai problemi della città, soprattutto per mancanza di fondi e di idee. Ma in realtà Augusta una potenzialità l'aveva, che fino ad allora non era stata sfruttata pienamente: il porto. Lo stesso Mussolini ne era consapevole, e lo tenne sempre in considerazione per le manovre militari future. Con l'avvento del fascismo, divenne sempre più inviso a molti, e fu costretto a dimettersi. Gli successe il primo dei tre podestà che ad Augusta si sarebbero susseguiti durante il ventennio: Bartolomeo Amato. E' con lui che si completò la costruzione dell'acquedotto cittadino, che il comune venne abbellito, e che alcune "strade" vennero rifinite. Al podestà Bartolomeo Amato si deve anche l'arrivo del ginnasio ad Augusta: dislocato fra il convento di S. Domenico e il palazzo S. Biagio, e comunque segno della crescente scolarizzazione.
Insomma: con Bartolomeo Amato si cominciano a risolvere alcuni dei problemi cui Augusta era legata da decenni. E così, alla metà degli anni trenta, la città appare in evidente progresso. Non voglio però trarre in errore: l'economia della città è sempre piuttosto povera, e non vi sono ancora provvedimenti definitivamente risolutivi. Ne sono prova l'assenza di alberghi, di una vita culturale vera e propria, lo scadente stato delle vie di comunicazione. I forestieri - anche se rarissimi - erano costretti ad alloggiare in affitto in squallide stanze adibite ad albergo: Augusta non era certo una meta turistica!  E anche se il giovedì e la domenica ai giardini pubblici la banda musicale intratteneva con musica d'ogni sorta molti cittadini, e cinema e bar non mancavano, non si può certo dire che esistesse una vita culturale: un po' per le tendenze del regime, un po' per disinteresse dei cittadini. Nel frattempo a Bartolomeo Amato succede il dott. Gaetano Migneco. La sua amministrazione ripose molte speranze nello sviluppo del porto; e ciò lo portava ad auspicare una possibile guerra che avrebbe valorizzato la posizione della città. La guerra si ebbe: fu quella di Etiopia. Il porto di Augusta assunse l'importante ruolo strategico in cui da tempo sperava. E in un quinquennio ( fra il 1935 e il 1940), vennero portate a termine molte opere pubbliche. Viene innanzitutto completata la costruzione della diga che tuttora chiude il porto; si costruisce con incredibile rapidità l'imponente palazzo delle poste e dei telegrafi di cui lo stesso Mussolini posa la prima pietra. Nel Marzo del 1937 il 1° capitano Emanuele Salerno, da alcuni anni definito maniaco della pulizia, divenne il terzo podestà di Augusta. Governò con severità e disciplina, risolvendo definitivamente i problemi dell'acqua e avviando la costruzione di una rete fognaria efficiente; cercò soprattutto di sensibilizzare i cittadini a tener pulita la città - con risultati discutibili -. 10 Giugno 1940: l'Italia entra nella seconda guerra mondiale, stremata dai precedenti conflitti e sicuramente impreparata, ma illusa dai facili successi di Hitler. L'impegno valorizza la posizione di Augusta, che nel Mediterraneo diventa un'importante base per le forza dell'Asse. Tuttavia i risultati sperati non arrivano, le forze italo-tedesche si trovano in difficoltà, e anche Augusta ne farà la spese. Era l'ora di pranzo del 13 Maggio 1943 quando un terribile bombardamento alleato fece capire alla città che la guerra non era astrazione. Il 10 Luglio dello stesso anno gli alleati sbarcano in Sicilia, due giorni dopo prendono Augusta, che si consegna senza combattere. Il 25 Luglio la famosa seduta del Gran Consiglio del fascismo segna la fine del regime, che dopo vent'anni esce dalla scena nazionale, ma non dalla guerra.
Fabrizio Vaccaro

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti Fabrizio per la pagina di storia moderna della città di Augusta. Cose che non sapevo.

Sicuramente come nel resto d'Italia l'avvento e l'affermarsi del fascismo risquotè risposte positive ad Augusta. E le figure dei podestà, come si evince dalla tua ricerca furono di un importanza rilevante per lo svilutto della città. Al 1° Podestà di Augusta il M° Alfonso Confreda (fascista) scrisse una marcia, questo per sottolineare come anche musicalmente agiva l'elogio al governo. E' frase ripetuta da nonni che all'epoca di Mussolini regnava la giustizia e "si poteva dormire con le porte aperte". E' anche doveroso dire che si viveva ad Augusta e per quella minima parte con la quale il fascismo ha governato in città non era certo possibile carpire la vera essenza del regime e delle allenaze della seconda guerra mondiale, avvertita solamente da navi, aerei e poi bombe e per concludere soldati inglesi che passeggiavano per la Via Principe Umberto come testimonia una famosissima foto.

Anonimo ha detto...

è inutile essere nostalgici tanto c'e' silvio che ci sta facendo tornare al fascismo... saluti da pel