Il vero soldato mente a sè stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perchè sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perchè ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sè. Con la vitalità, la sfida e la scommessa e il mistero di cui essa si nutre. Sul palcoscenico della gran commedia che ha il nome "pace" il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo il primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome "guerra", invece, non si sa mai cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore e interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. Il futuro, un'ipotesi. Puoi morire in qualsiasi momento, alla guerra, e in qualsiasi momento puoi restar ferito cioè venir tolto dal cast o dal recinto del pubblico. Tutto è un'incognita lì, un interrogativo che tiene col fiato sospeso, ma proprio per questo ci vibri d'una vitalità esasperata. I tuoi occhi sono più attenti, alla guerra, i tuoi sensi più svegli, i tuoi pensieri più lucidi. Scorgi ogni particolare, percepisci ogni odore, ogni rumore, ogni sapore. E, se hai il cervello, puoi studiarvi l'esistenza come nessun filosofo potrà mai studiarla: puoi analizzarvi gli uomini come nessun psicologo potrà mai analizzarli, capirli come non potrai mai capirli in un tempo e in un luogo di pace. Se poi sei un cacciatore, un giocatore d'azzardo, ti ci diverti come non ti sei mai divertito e non ti divertirai mai nel bosco o nella tundra o al tavolo della roulette. Perchè l'atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all'Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno.
Ne ha bisogno perchè di tali eccessi egli vede i lati positivi, i vantaggi che ne ricava. Via i problemi quotidiani, gli assilli che in tempo e luogo di pace gli sembravano così gravi e magari lo erano: i figli da allevare, le tasse da pagare, i debiti da saldare, l'esame da sostenere, l'impiego da mantenere. Via le necessità che laggiù ed allora gli parevano insopprimibili: l'aria condizionata da istallare, l'automobile da cambiare, il cappotto da comprare, il molare da incapsulare, le vacanze da organizzare. Quando la morte può ghermirti in qualsiasi momento e sopravvivere è l'unica cosa che conti, il resto diventa una faccenda irrisoria. Di conseguenza il vero soldato non sa stare lontano dalla guerra, e appena trova un pretesto le corre incontro senza curarsi dei pericoli che dovrà affrontarvi, dei disagi che dovrà subirvi, delle pene che dovrà patirvi, delle infamie che dovrà compiervi. E se non vi muore, se non vi lascia un pezzo del suo corpo, tornando a casa ne avrà una nostalgia nella quale si consumerà fino al prossimo pretesto poi fino alla tomba. Non parlerà d'altro. Infastidirà i parenti e gli amici coi suoi ricordi di guerra, i suoi racconti di guerra, le sue esperienze di guerra, li annoierà con la storia del giorno in cui una fucilata lo sfiorò d'un pelo, della sera in cui una bomba gli cadde quasi addosso, della notte in cui lui e i suoi compagni si trovarono chiusi in un cerchio di fuoco sicchè temevano di non vedere il sorgere del sole: invece lo videro e si lanciarono al contrattacco e lasciarono sul campo i cadaveri di trecentoventi nemici. Sì, nessun divertimento e nessuna avventura gli sembreranno mai paragonabili a quelli che ebbe alla guerra, e privo di lei appassirà. Ingrasserà, invecchierà. Il vero soldato è un masochista. E' anche un egoista che non si preoccupa di quello che fa, delle conseguenze che i suoi gesti avranno su sè stesso o sul prossimo, e di rado si pone interrogativi morali: mentre il treno o la nave o l'aereo lo portano verso i pericoli e i disagi e le pene e le infamie che vi affronterà, egli pensa soltanto che sta andando incontro alla sua liberazione. Alleluja! I ceppi del sodalizio sociale sono tagliati, i fastidi della famiglia sono accantonati, gli sbadigli di noia sono dimenticati, e con essi le regole che stabiliscono il bene o il male. Alleluja! Tra poco si incontrerà faccia a faccia con la Morte cioè con la Vita. E sarà in pace con se stesso.
da Insciallah
1990
Nessun commento:
Posta un commento