lunedì 30 aprile 2012

EL-HAJJ MALIK EL-SHABBAZ

Considero urgente tutto quello che faccio oggi. A nessuno è concesso tanto tempo per portare a termine quello che è lo scopo della sua vita e la mia in particolare non è mai rimasta ferma sulla stessa posizione per un periodo molto lungo. Avete visto con quale frequenza ho vissuto mutamenti drastici e inaspettati.
Non faccio altro che guardare ai fatti quando dico di sapere che in ogni momento, di giorno o di notte, può raggiungermi la morte. Ciò è particolarmente vero da quando sono tornato dall'ultimo mio viaggio all'estero nel corso del quale ho avuto modo di vedere la natura delle cose che stanno succedendo e di ottenere informazioni da fonti degne di fede. 
Pensare alla morte non mi disturba come può succedere ad altri. Non ho mai creduto di poter arrivare alla vecchiaia e anche prima di diventare un Muslim, quando facevo il trafficante nella giungla del ghetto e poi quand'ero detenuto in prigione, ho sempre avuto l'idea fissa che sarei morto di morte violenta. Dopotutto, nella mia famiglia questa è diventata una tradizione: mio padre e la maggior parte dei suoi fratelli morirono di morte violente e mio padre fu assassinato per le idee in cui credeva. Per chiarire meglio, se considero le cose in cui credo e il temperamento che ho, più la mia totale dedizione ai principi di cui sono convinto, non posso non pensare che ci siano tutti gli elementi per impedirmi di giungere alla tarda età.
[...]
I bianchi si serviranno di me morto allo stesso modo in cui mi hanno strumentalizzato da vivo, presentandomi come un comodo simbolo di odio e ciò per sfuggire alla verità riflessa come in uno specchio di tutte le mie azioni intese a mostrare la storia dei crimini innominabili che la razza bianca ha commesso contro la mia. 
Vedrete. Mi appiccicheranno, se va bene, l'etichetta di negro "irresponsabile". Riguardo a questa accusa, ho sempre pensato che il leader negro che i bianchi giudicano "responsabile" è sempre quello che non riesce a ottenere nulla. Per ottenere qualcosa in quanto negro bisogna esser considerati "irresponsabili" dai bianchi. Questo è un principio che avevo imparato sin da bambino e poichè sono stato in qualche modo anch'io un leader dei negri in questa società razzista d'America, mi sono sentito riconfortato tutte le volte che i bianchi mi resistevano o mi attaccavano con maggiore violenza perchè in ogni caso mi faceva sentire più sicuro di essere schierato in difesa degli interessi del negro americano. L'opposizione dei razzisti mi faceva automaticamente sapere che avevo fatto qualcosa di valido per i negri. 
Sì, è vero, ho amato il mio ruolo di "demagogo". So benissimo che spesso la società ha ucciso coloro che avevano contribuito a cambiarla e se mi sarà dato di morire dopo aver portato una luce, aver rivelato qualche importante verità che valga a distruggere il cancro razzista che divora il corpo dell'America, ebbene, tutto ciò sarà dovuto ad Allah.
Miei rimarranno solo gli errori.

Malcolm X (1925-1965), 1965

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