sabato 23 aprile 2011

RITA LEVI MONTALCINI E L'NGF. 101 ANNI DI SPERANZA. PRIMA PARTE ( DI DUE )

_____Nel 1909 l’Italia è ancora scossa dal maremoto di Messina-Reggio Calabria dell’anno precedente; le elezioni politiche sono accessibili ad appena due milioni di uomini selezionati per censo; le suffraggiste, per disprezzo chiamate suffraggette dai giornali, chiedono a gran voce il diritto di voto per le donne. Nello stesso anno, il 22 aprile a Torino, nasce Rita Levi Montalcini. La sua lunga vita non soltanto segnerà indelebilmente il XX secolo, ma giungerà carica di valori sino al terzo millennio. Era l’inverno del 1953 quando all’università di St. Luis, a Washington, un giovane biochimico di nome Stanley Cohen, collaboratore della Montalcini, isolò quello che prese il nome di Nerve Growth Factor ( Fattore di Crescita Neuronale), una proteina segnale coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso dei vertebrati. La cosa avrebbe portato i due ricercatori al Nobel per la Medicina nel 1986; ma nessuno poteva allora immaginare, come la ricercatrice torinese evidenzia nell’ultima autobiografia "Cronologia di una scoperta", i risvolti di tale scoperta nei decenni a venire. Oggi il NGF rappresenta la porta d’accesso alla comprensione di molti fenomeni nell’ambito dei sistemi nervoso, endocrino, immunitario, e del comportamento. Questi stretti legami, tra sistemi così complessi del nostro organismo, hanno persino portato alla nascita di una nuova disciplina: la system biology, o psico-neuro-endocrino-immunologia. Essa si basa sulle recenti scoperte di interazione tra i sistemi di regolazione del nostro organismo, e tra questi e la psiche, l’identità emozionale e cognitiva che contraddistingue ognuno di noi. Il che, se da un lato presuppone una crescente specializzazione settoriale del sapere e del rapporto medico-paziente, consente la rivalutazione di un approccio del medico nuovamente olistico con il paziente. Con l’identificazione del NGF è venuta alla luce un’intera nuova classe di polipeptidi, denominati fattori di crescita, e appartenenti alla più vasta categoria dei messaggeri extracellulari, che comprendono ormoni e vitamine. "Non è - dunque - azzardato affermare che la scoperta del Nerve Groeth Factor (NGF), presto seguita dall'identificazione dell'Epidermal Growth Factor (EGF), costituisce un avanzamento delle nostre conoscenze nel campo biologico paragonabile a quello che si è verificato con l'identificazione del primo ormone o del primo neurotrasmettitore." ( Treccani, Enciclopedia della scienza e della tecnica, vol.II, 2007). La scoperta del NGF ha suggerito l'ipotesi, in seguito confermata, che esistano proteine analoghe ad esso, ma dotate di azione su altre popolazioni nervose, collettivamente denominate "neurotrofine".
_____La funzione del NGF e di altre neurotrofine consiste principalmente nel promuovere il differenziamento delle cellule bersaglio e nel garantirne la sopravvivenza una volta che abbiano raggiunto la piena maturazione strutturale e funzionale. Nell'ultimo decennio del Novecento è emerso in modo inequivocabile che quest'azione trofica (nutrizionale) o vitale non sempre si esplica in modo, per così dire, “attivo” ma, al contrario, consiste in un'azione inibitoria, nel tenere cioè sotto controllo un programma di morte che è presente nel DNA di ogni cellula, e che prende il nome di "apoptosi". Vi sono evidenze sperimentali che numerose malattie degenerative, fra le quali si annoverano anche le demenze senili, siano provocate dalla carenza, per motivi vari, di una o più neurotrofine come il NGF. Oggi si aprono nuove prospettive, in parte già applicate, sull’utilizzo di questa molecola per la cura di alcune complicazioni del diabete, di ulcere corneali che possono portare a cecità, oltre che delle malattie neurologiche come l’Alzheimer. Questi polipeptidi regolano molte fasi dello sviluppo dell’organismo, e una loro alterata funzione può provocare diversi tipi di tumori. Dagli anni 50 ad oggi si sono moltiplicati i gruppi di ricerca su questa molecola, soprattutto da quando nel 1984 fu appurato, da due ricercatori svizzeri ( Seiler e Scwab), che agiva anche sul sistema nervoso centrale e non solo su parti di quello periferico.
_____In ogni caso, ripercorrere, da un punto di vista storico- scientifico, la vicenda umana di Rita Levi Montalcini fa comprendere come grandi conquiste per l’umanità siano spesso dovute in buona parte al caso: la tuke, cui per gli antichi greci pure gli dei dovevano sottostare. E’ infatti solo grazie ad una serie di eventi fortuiti, e alla lodevole tenacia della ricercatrice torinese, che oggi possiamo giovarci del NGF e delle sue potenzialità.
_____Sin da giovane Rita Levi Montalcini diede prova di grande personalità. La sua era una famiglia, come da lei stessa definita, tipicamente vittoriana, con una forte impronta patriarcale. I ruoli delle donne erano quelli di moglie e madre, dedite alla casa e ai figli. Ma la Montalcini non voleva per se un futuro come quello di sua madre, totalmente subordinata alla volontà del marito; così come non voleva una famiglia in cui fosse il padre a decidere persino che cappelli le sue giovani figlie dovessero indossare. Fin da bambina la Montalcini giurò a se stessa che non si sarebbe sposata, e non si fermò a questo. In contrasto, sempre in silenzio e mai apertamente, con il volere paterno riuscì anche ad accedere agli studi di Medicina e Chirurgia. E fu il caso a guidare il futuro Nobel nella sua scelta: l’amata governante, stroncata da un cancro, la distolse dai propositi di seguire la carriera di scrittrice. Possiamo già individuare nel secondo anno della sua carriera accademica un momento fondante della nascita dell’NGF. Lei, Salvador Luria e Renato Dulbecco ( suoi compagni di studi anche loro insigniti del premio Nobel) furono notati da un professore: Giuseppe Levi, una figura che torreggiava nell’ateneo torinese di quegli anni. Questi ebbe la fortunata idea di ammetterli come ricercatori interni nel suo Istituto di Istologia, dove stava conducendo ricerche sul differenziamento del tessuto nervoso. Fu in questa occasione che la Montalcini si avvicinò al Sistema Nervoso. Ne nascerà un legame che durerà tutta la vita, fino a culminare nella fondazione, nel 2005, dell’EBRI (European Brain Research Institute), con sede a Roma. L’istituto si occupa della ricerca scientifica sulle funzionalità del cervello, cercando di comprendere le funzioni cognitive e comportamentali di tale organo, sia in condizioni normali, sia qualora lo stesso venga colpito da patologia.
_____Per Rita Levi Montalcini, la conoscenza del cervello è, per l’uomo di oggi, importante come lo era conoscere una nave nel ‘500. Ieri con le navi l’uomo scoprì il mondo; oggi con il cervello può vivere pienamente. La laurea in Medicina e Chirurgia arrivò, per lei, nel 1936 e fece già notizia: non solo per il nome di chi l’aveva conseguita, quanto per il suo sesso ( pochissime erano in quegli anni le donne laureate in Medicina e Chirurgia in Italia). La Montalcini non trascurerà mai, nella sua vita, l’aspetto dell’esser donna, sempre convinta che le capacità dei due sessi siano le stesse: con "uguali capacità ma differente approccio". Questa particolare sensibilità l’ha portata a promuovere, tramite la fondazione ONLUS che da lei prende il nome, l’istruzione per le donne di Etiopia, Mozambico, Senegal, Sub-Sahara, Kenya, Eritrea, Congo, attraverso collaudati programmi di borse di studio. Evidentemente non ha dimenticato le difficoltà incontrate, ma sempre coraggiosamente superate, in ambienti prettamente maschilisti e in critici contesti storico-politici. La Montalcini, infatti, non soltanto ha subito il volere paterno di non farla studiare; ma ha anche vissuto l’onta del Manifesto della razza del 1938. Per lei, ebrea sefardita (d’origine iberica), che aveva intrapreso la specializzazione neurologica, si chiudevano le porte dell’università. L’Italia perdeva uno dei suoi migliori cervelli: risvolto non previsto della politica mussoliniana.
_____Con Rita Levi Montalcini ancheGiuseppe Levi, il suo professore di Istologia, anche lui ebreo, accettò di trasferirsi all’istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles, dove continuarono gli studi sul differenziamento del sistema nervoso. Ma la storia non da tregua alla Montalcini.
_____Il primo settembre del 1939 scoppia la seconda guerra mondiale. La strategia nazista della guerra lampo portò i tedeschi all’occupazione, tra il Settembre del 1939 e i primi mesi del 1940, di Polonia e Norvegia. Mancava ancora l’Europa occidentale e così, alla vigilia dell’invasione tedesca del Belgio, nel Maggio del 1940, la ricercatrice torinese torna in Italia, a Torino. Fu una scelta coraggiosa perchè, in Italia, la situazione per gli ebrei si faceva sempre più precaria. Ma la Montalcini, a differenza di molti che cercarono la salvezza oltre oceano, preferì ricongiungersi coi familiari. E più tardi sarà poi raggiunta dal Levi, che diverrà il suo primo e unico assistente. Ispirata dalla lettura di un articolo ( che riferiva degli effetti dell’estirpazione degli arti negli embrioni di pollo) di Victor Hamburger, eminente embriologo della Washington University di St. Louis, allestì, nella sua camera da letto 2x3 m, un piccolo laboratorio in cui poter continuare le ricerche al riguardo, con strumenti per forza di cose rudimentali. Nel 1927 Hamburger, ancora studente, aveva preso l’embrione di pollo per studiare lo sviluppo del midollo spinale. Nel 1934, in base alle evidenze ottenute, comunicava alla comunità scientifica che lo sviluppo del sistema nervoso era, in qualche modo, influenzato da segnali provenienti dai tessuti circostanti, in grado di indirizzare la differenziazione dei neuroni, la crescita delle fibre nervose, l’innervazione degli organi.
_____La Levi Montalcini e Levi, nei loro studi, volevano capire fino a che punto la differenziazione del tessuto nervoso fosse determinata da una regolazione genica intrinseca o da fattori ambientali. Tagliavano gli abbozzi d’ala degli embrioni di pollo di tre giorni e, dopo 17 giorni, sacrificavano un embrione al dì per studiarne al microscopio il midollo spinale. L’osservazione del preparato al microscopio dimostrava l’assenza dei neuroni motori preposti all’innervazione delle ali. Hamburger aveva interpretato questa evidenza come incapacità dei neuroni di svilupparsi in assenza dell’abbozzo delle ali. La Levi Montalcini e Giuseppe Levi conclusero invece che questi stessi neuroni si erano divisi, avevano iniziato il processo di crescita e migrazione delle fibre, e poi eran morti. Così, nel loro laboratorio domestico, i due avevano stabilito il principio della morte neuronale quale elemento normale dello sviluppo nervoso. Era stata individuata la cosiddetta apoptosi, la morte programmata delle cellule, riconosciuta con precisione solo tre decenni più tardi. I risultati di questo lavoro furono rifiutati dalla stampa scientifica italiana, e la cosa si rivelò un vantaggio. Vennero pubblicati in Belgio nel 1943 sulla rivista Archives de Biologie, laddove in Italia sarebbero finiti nel dimenticatoio. Nello stesso anno la famiglia Levi Montalcini si trasferì, con un viaggio rischioso, da un paesino delle campagne astigiane - dove si era rifuguata a seguito del bombardamento alleato di Torino del 1941 - a Firenze, ma i pericoli non cessarono. I Levi cambiarono spesso domicilio per non incorrere nelle deportazioni: una volta furono salvati in extremis da una domestica.
_____Ben noti sono i rapporti di amicizia e di reciproca stima tra la Montalcini e diversi esponenti partigiani del Partito d’Azione. Con uno di questi, Guido Bonnet, avrebbe anche potuto intraprendere una vita coniugale; ma preferì non farlo, convinta com’era che la sua libertà ne sarebbe uscita compromessa. Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica dal 1996 al 2001, ha pubblicamente elogiato il tenace lavoro di ricerca della Montalcini durante la guerra. Giovane militante del Partito d’Azione, protagonista della Resistenza al nazifascismo, egli considera l’opera della ricercatrice torinese parte integrante di questa Resistenza. Per lui "chi lottò con le armi fu solo la punta di una resistenza più larga, che ha accomunato tutti coloro che resistettero alle dittature".E così, non appena ha potuto, da Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha reso onore alla Montalcini, nominandola senatore a vita della Repubblica Italiana. Il 1 Agosto 2001 il provvedimento presidenziale recitava:"Il Presidente della Repubblica, visto l'articolo 59 secondo comma della Costituzione, nomina Rita Levi Montalcini senatore a vita per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale".
di Fabrizio G. Vaccaro
Gennaio 2011

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