mercoledì 22 aprile 2009

LA LEGA, SILVIO E L'ELECTION DAY CHE NON C'E' di Walter Bressi

Sicuramente non sarà sfuggita, agli occhi dei più attenti analisti della politica in Italia(non certo quelli che si vedono da Bruno Vespa, ma quelli, ben più qualificati, che scrivono su alcuni giornali ritenuti, a torto, per il loro profilo editoriale “scarsamente istituzionali”) la situazione di forte instabilità politica che si è avuta negli ultimi giorni riguardo la possibilità, ben ventilata, a dire il vero, non solo dalle opposizioni tutte, ma anche da parte del principale partito del nostro Paese, ossia il PdL, di effettuare le operazioni di voto per le elezioni europee, amministrative e quelle relative al referendum elettorale congiuntamente, nella del 7 giugno prossimo.  Senz’altro, come è stato riconosciuto da più parti, questa soluzione avrebbe consentito di risparmiare, a detta di alcuni, somme considerevoli di denaro necessarie per avviare la “macchina” elettorale(i più catastrofici parlavano, e parlano tuttora, di ben 400 milioni di euro).  In realtà, come accade sfortunatamente da troppo tempo nella nostra Italia, la soluzione che pareva dunque la più ovvia, oltre che la più condivisa, è stata quella rimasta poi mestamente. Come si ricorderà, è stata cronaca delle settimane scorse, la Lega Nord (un partito di maggioranza, che può contare su ben quattro rappresentanti a Palazzo Chigi, mica uno qualunque) si è ferocemente opposta a questa ipotesi, portando addirittura il Presidente del Consiglio ad ammettere che la prospettiva dell’election day avrebbe condotto ad una crisi di governo di difficile reversibilità.  Uno scenario sicuramente non auspicabile in tempi di crisi economica e con la ricostruzione di mezzo Abruzzo da gestire.  Già, l’Abruzzo.  Le opposizioni, in tale circostanza, non hanno avuto nessuno scrupolo per collegare le vicende del popolo abruzzese alle “querelle” politiche di cui si è resa protagonista la maggioranza, sostenendo, in via di fatto, che i soldi spesi per finanziare la doppia tornata elettorale sarebbero stati molto più utili per la ricostruzione della Regione.  Franceschini, temerario leader del PD, ha affermato che quei soldi avrebbero ridato la casa a 10.000 persone.  Forse un po’ troppo, come ha ammesso lo stesso Presidente Berlusconi, il quale ha risolto la questione cedendo alle pressioni della Lega (gettando così altra benzina sul fuoco delle lamentele dell’opposizione) ma ponendo comunque il referendum nella data del 21 giugno, stessa data per i ballottaggi amministrativi.  Insomma, un colpo di genio inaspettato(o almeno, così pare).  

Resta però da risolvere un nodo a tutta questa vicenda : il motivo del rifiuto ossessivo della Lega di accorpare il referendum elettorale di Camera e Senato( tendente al totalitario e passibile dunque di incostituzionalità per certi aspetti : basti pensare al fatto che il premio di maggioranza spetterà, con queste nuove disposizioni, al solo partitoche ha ottenuto complessivamente più voti, non già all’intera coalizione, com’è attualmente) visto e considerato che in fondo la votazione non ha risvolti politici imminenti(le elezioni sono lungi dal venire) e che la Lega non può sicuramente considerarlo prioritario per il proprio programma di governo.  Sicuramente da un lato c’è la voglia di evitare il prodursi di “pastrocchi”(porcellum per usare un’espressione leghista)cui i cittadini sarebbero naturalmente portati avendo per le mani tante schede da segnare; dall’altro lato, poi, v’è da ritenere che la Lega abbia ritenuto una “forzatura” l’emanazione della suddetta legge elettorale, che la costringerebbe, in virtù di quanto si è detto sopra, a costituire una lista unica con il PdL allo scopo di non perdere il diritto all’assegnazione dei seggi-premio di maggioranza, reagendo pertanto(forte del dominio del Viminale) in modo tale da far tremare la terra(non letteralmente, per fortuna) sotto i piedi degli alleati e ricordando loro la forza di una formazione politica che, formatasi negli anni, ha raggiunto oggi livelli eccezionali, potendo contare su un elettorato forte e variegato.  Non è poco.   Probabilmente, però, v’è da ritenere che la collusione Pd-PdL su questa nuova magagna elettorale(e, in generale, su molte altre cose) produca solo un danno al Paese : in assenza di un’opposizione vera, infatti, guardarsi le spalle dal rischio dell’oligarchia o, per così dire, di una “dittatura dolce”, non sembra affatto fuori luogo.

da www.circologiovanedestra.blogspot.com

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