
La sinistra ha fatto ieri la sua prova generale di piazza in vista della prossima adunata del 25 ottobre prossimo. Veltroni e compagni hanno puntato forte sul mondo della scuola perché è quello da loro più facilmente mobilitabile e soprattutto perché sanno bene di non avere argomenti seri per contestare Berlusconi. Non perché il governo Berlusconi sia esente da critiche, sia ben chiaro, ma solamente perché loro non rappresentano una vera opposizione, con vere alternative di programma, alla faccia di quella pagliacciata del governo ombra, una trovata mediatica e nulla più.La scuola è invece sempre sensibile al richiamo della foresta rossa. Un po’ perché gli studenti, da che mondo è mondo, in fondo non disdegnano qualsiasi occasione per non andare a scuola e soprattutto perché i giovani di oggi sono ben diversi da quelli politicizzati di quaranta anni fa ed alla sezione preferiscono la discoteca ed al programma politico preferiscono “il grande fratello”, con il risultato di essere facilmente permeabili alle suggestioni. Il Pd non avrà poi più la poderosa macchina da guerra del defunto Pci, ma nella scuola conta ancora su un’organizzazione capillare collaudata e con un po’ d’aiuto da parte dei soliti giornali collaborazionisti riesce sempre a muovere la piazza. L’obiettivo della protesta è stato la riforma che sta attuando il ministro Gelmini e, per contiguità, la politica economica del governo.Per mobilitare l’opinione pubblica il centrosinistra ha però fatto ampio ricorso alla menzogna ed anche a qualche espediente scorrettissimo. Tanto per raccontarne uno potremmo citare che a Roma molti bambini delle scuole primarie sono tornati a casa con un volantino che però ad un esame poco attento o in mano a persona “semplice” poteva apparire come una vera e propria comunicazione ufficiale della scuola, nella quale si annunciava per il prossimo anno l’interruzione del tempo pieno e l’erogazione di alcuni servizi essenziali. Naturale la preoccupazione dei genitori, ma questo dissenso è solo frutto di una menzogna. Il ministro Gelmini in verità sta operando in modo positivo e certamente la riforma non diminuirà, anzi aumenterà, il tempo pieno. Il ritorno al maestro unico (che poi è solo prevalente) è una constatazione del pessimo risultato del doppio insegnante nelle primarie. Il voto in condotta non rappresenta poi certo alcuna svolta autoritaria, ma solo il tentativo di riportare un po’ di ordine e di rispetto per l’autorità che sembra perso nella scuola e quindi, di conseguenza, poi nella società.Approviamo pure il tentativo di reintrodurre il democraticissimo grembiule, un modo semplice per arginare abiti firmati fin dall’asilo e quindi per rendere gli alunni un po’ più uguali. Soprattutto approviamo l’istituzione di classi separate per coloro che non conoscono le lingua italiana. La sinistra ha subito strillato contro questa misura “razzista”, quando invece si tratta solo di ragionevolezza: è impensabile costringere all’ignoranza diciannove bambini italiani solo perché il programma non può andare avanti perché il ventesimo, straniero, non capisce l’italiano e l’insegnante deve procedere sui suoi ritmi.No, il problema non è la Gelmini, non è la scuola, il problema è semmai uno Stato senza sovranità nazionale, legato a modelli economici liberisti ed incapace di garantire i servizi sociali per tutti i suoi cittadini.Ma le manifestazioni di ieri, così come sarà quella della settimana prossima hanno saputo esprimere solo folklore e buonismi irrazionali, mentre l’Italia ha disperatamente bisogno di sentire qualcosa veramente di sinistra, di sinistra nazionale, di socialista. Il XXI secolo è già iniziato da parecchio ma questa opposizione deve ancora arrivare al 68, infatti cerca goffamente di rincorrerlo, ma allora erano altri tempi e soprattutto in piazza c’era altra gente e nei cuori altri ideali.
da rinascita.net
2 commenti:
Sono daccordo con queste parole: "... gli studenti, da che mondo è mondo, in fondo non disdegnano qualsiasi occasione per non andare a scuola e soprattutto perché i giovani di oggi sono ben diversi da quelli politicizzati di quaranta anni fa ed alla sezione preferiscono la discoteca ed al programma politico preferiscono “il grande fratello”, con il risultato di essere facilmente permeabili alle suggestioni.".
Io non volgio una scuola divisa in parti(ti), ma una scuola dove si sappia comunicare, dove si faccia "agorà". Una scuola che fa politica pura, quella del confronto, quella che forma l'uomo. Non volgio babbei per rappresentanti, che non sanno "politicare", che utilizzano scioperi per risolvere problemi e che non sanno dialogare.
Io voglio una scuola che sia una palestra per i ragazzi per la preparazione alla vita.
Ok ora mi sveglio, smetto di sognare.
Complimenti a Salvo per le sue belle parole, condivise pienamente dalla sottoscritta. Tu hai un animo classico non scientifico, a mio avviso. Comunque, sostanzialmente Paolo Emiliani dice le stesse cose della sottoscritta http://loracolodidelfi.blogspot.com/2008/10/edavvero-una-catastrofe.html
Tuttavia afferma che servirebbero "cose di sinistra", ma contemporaneamente afferma che la sinistra italiana d'oggi è piuttosto evanescente. Ok, sono d'accordo con questo. Ma quindi quelle "cose di sinistra" da chi dovrebbero essere realizzate? Da Segolène Royal? Mi dispiace, abita oltr'Alpe.
E quindi?
Come dice una mia professoressa, l'Emiliani non ha tematizzato sufficientemente bene!
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