Noi studenti del liceo classico Megara sez. scientifica annessa di Augusta (SR), profondamente colpiti dalla campagna di informazione diffusa nel nostro paese in merito al decreto legge 137, anche noto come Gelmini Tremonti, nel periodo in cui lo stesso stava per essere approvato in Parlamento, abbiamo richiesto giorno 21 Ottobre e ottenuto dalla dirigenza dell’istituto la possibilità di documentarci con fonti dirette e durante le ore scolastiche sul decreto in questione. Sono state così interrotte le abituali lezioni giorno 23 Ottobre 2008 dalle ore 11.20 alle ore 13.15 e giorno 25 Ottobre dalle ore 8.15 alle ore 11.10 per svolgere delle lezioni di approfondimento co-gestite da studenti e professori. Dopo avere svolto in classe letture integrali e ampi dibattiti sui vari punti del decreto, abbiamo verificato che l’opinione prevalente diffusa dai mass media in tutta Italia è stata poco aderente alla realtà.
E’ infatti condivisibile il principio generico di migliorare la qualità dell’istituzione scolastica riducendone la quantità. Tuttavia non crediamo che i provvedimenti stabiliti permettano di conseguire con incisività tale scopo. Piuttosto abbiamo constatato che per ottenere una cambiamento alla radice sia necessaria la presenza in primo luogo di strutture adeguate. Solo dopo si può pensare di intervenire sull’apparato tecnico-amministrativo della scuola ( e quella italiana è il fanalino di coda delle scuole europee).
Per cui possono anche essere condivisi l’insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione" nel primo e secondo ciclo di istruzione, le modalità di valutazione del comportamento degli studenti, le modalità di valutazione del rendimento scolastico degli studenti, l’adozione del maestro prevalente nella scuola primaria, l’adozione quinquennale dei libri di testo, ma non possono garantire da soli la risoluzione dei problemi cronici del sistema scolastico italiano.
E’ innegabile che l’Italia sia uno dei paesi che in Europa spende di più in materia d’istruzione; ma a fronte di ciò i risultati sono scadenti. Non comprendiamo perché, durante la crisi economica che il mondo occidentale sta vivendo, a differenza di tutti i paesi europei che stanno investendo sulla scuola, il nostro paese tagli sulla cultura.
Da molti anni a questa parte le fughe di cervelli dall’Italia sono all’ordine del giorno; mentre nessun ricercatore straniero è così pazzo da fare il contrario. A tal riguardo, quello che secondo noi è da fare, è finanziare le università secondo principi prettamente meritocratici. Chi fa una buona ricerca deve poter contare su maggiori fondi rispetto a chi produce poco. E pure a proposito della trasformazione in fondazioni private delle università pubbliche, la cosa importante è che l’istruzione sia comunque garantita a tutti in base a criteri meritocratici e non denarocratici.
I problemi della scuola italiana vanno individuati nel fatto che troppi dei suoi utenti non possono usufruire dei laboratori di cui dispongono i loro colleghi del resto d’Europa, né di strutture sicure in caso di sisma o di altra calamità. La meritocrazia sembra quasi un’utopia che rende professori e alunni costantemente insoddisfatti.
Si può migliorare questo status quo mettendo un grembiule o tagliando indistintamente finanziamenti di qua e di là? Si potrà un giorno affermare che la scuola italiana è un’istituzione fondata sulla meritocrazia, la libertà, il rispetto delle regole, la produttività? Il nostro auspicio è che tutto questo si possa fare. Il nostro auspicio è che in futuro vengano presi dei provvedimenti che non siano solo dei tagli economici, ma riforme sostanziali che assicurino il diritto ad una buona istruzione a tutti gli studenti, e un avvenire roseo e dignitoso a tutti gli italiani. Scuola e ricerca meritano di stare al centro dell’attenzione del paese. Sono due pilastri del nostro futuro.
17/11/2008
E’ infatti condivisibile il principio generico di migliorare la qualità dell’istituzione scolastica riducendone la quantità. Tuttavia non crediamo che i provvedimenti stabiliti permettano di conseguire con incisività tale scopo. Piuttosto abbiamo constatato che per ottenere una cambiamento alla radice sia necessaria la presenza in primo luogo di strutture adeguate. Solo dopo si può pensare di intervenire sull’apparato tecnico-amministrativo della scuola ( e quella italiana è il fanalino di coda delle scuole europee).
Per cui possono anche essere condivisi l’insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione"
E’ innegabile che l’Italia sia uno dei paesi che in Europa spende di più in materia d’istruzione; ma a fronte di ciò i risultati sono scadenti. Non comprendiamo perché, durante la crisi economica che il mondo occidentale sta vivendo, a differenza di tutti i paesi europei che stanno investendo sulla scuola, il nostro paese tagli sulla cultura.
Da molti anni a questa parte le fughe di cervelli dall’Italia sono all’ordine del giorno; mentre nessun ricercatore straniero è così pazzo da fare il contrario. A tal riguardo, quello che secondo noi è da fare, è finanziare le università secondo principi prettamente meritocratici. Chi fa una buona ricerca deve poter contare su maggiori fondi rispetto a chi produce poco. E pure a proposito della trasformazione in fondazioni private delle università pubbliche, la cosa importante è che l’istruzione sia comunque garantita a tutti in base a criteri meritocratici e non denarocratici.
I problemi della scuola italiana vanno individuati nel fatto che troppi dei suoi utenti non possono usufruire dei laboratori di cui dispongono i loro colleghi del resto d’Europa, né di strutture sicure in caso di sisma o di altra calamità. La meritocrazia sembra quasi un’utopia che rende professori e alunni costantemente insoddisfatti.
Si può migliorare questo status quo mettendo un grembiule o tagliando indistintamente finanziamenti di qua e di là? Si potrà un giorno affermare che la scuola italiana è un’istituzione fondata sulla meritocrazia, la libertà, il rispetto delle regole, la produttività? Il nostro auspicio è che tutto questo si possa fare. Il nostro auspicio è che in futuro vengano presi dei provvedimenti che non siano solo dei tagli economici, ma riforme sostanziali che assicurino il diritto ad una buona istruzione a tutti gli studenti, e un avvenire roseo e dignitoso a tutti gli italiani. Scuola e ricerca meritano di stare al centro dell’attenzione del paese. Sono due pilastri del nostro futuro.
17/11/2008
Gli studenti del liceo classico Megara “sez. scientifica annessa” di Augusta (SR)
3 commenti:
Stranamente questa volta non ho nulla da obiettare.
Se fossi ministra cosa farei?
* Finanzierei l'ammodernemento e/o la costruzione ex novo di edifici adeguati e, di conseguenza provvisti di palestre e laboratori
* Istituirei una sorta di ispettore per combattere i professori fannulloni che sono davvero troppi
* Ogni studente dovrebbe aver garantite conoscenze in maniera progressista ma, non distante dalla tradizione. E ognuno dovrebbe essere potenziato nel settore in cui è portato. In altre parole: CAPACI DI FAR TUTTO, MA ECCELLENTI IN UNA PARTE DEL TUTTO
* Stabilirei che ogni scuola deve avere una propria DIVISA, mezzo di coesione ad un qualcosa di comune.
* Aumenterei il numero dei concorsi e dei premi
Sante idee le tue Miriam. Ma ostacolati da alcuni problemi:
- Economico. Rciordiamo che la gelmini è un taglia taglia non regolato da logica.
- Vari problemi riguardo al fatto di ispezione e veridicità delle ispezioni. Comunque sempre meglio poche verità che 0.
Le mie, Salvo, erano intenzioni che attuerei nel caso in cui divenissi ministra della pubblica istruzione
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